La serie animata più geniale di sempre

di Andrea Lucchesi

BoJack Horseman è una serie tv animata con protagonista un cavallo antropomorfo. È prodotto da Netflix e il 22 luglio è uscita la sua terza stagione. È già sicuro che ce ne sarà una quarta, e se ne parla benissimo: perché fa ridere gli adulti, non i bambini, e perché tratta anche argomenti molto delicati e tutt’altro che banali. La serie è stata creata da Raphael Bob-Waksberg: un comico, attore, scrittore e produttore di 31 anni. Come gli sia arrivata l’idea? Nessuno lo sa.

Se non l’hai visto, ti starai probabilmente chiedendo «chi è Bojack Horseman?» BoJack Horseman è un cavallo di mezza età che pensa, parla e vive più o meno come un essere umano. Secondo la storia, BoJack negli anni Novanta era stato il famoso protagonista della sitcom Horsin’ Around. Da quando la sitcom è finita Horseman sta provando a rilanciarsi come attore: nella prima stagione ci prova, tra le altre cose, decidendo di scrivere un’autobiografia. Anzi, decidendo di farsela scrivere dalla ghostwriter Diane Nguyen, un essere umano (sì, ci sono anche loro).

Alcuni personaggi di BoJack Horseman sono animali antropomorfi (gli uccelli possono volare, se vogliono, e i gatti si fanno le unghie sui divani) mentre altri sono esseri umani. Tra i vari personaggi ce ne sono alcuni veri, anche se doppiati da altri: per esempio Beyonce, Naomi Watts, Daniel Radcliffe e Paul McCartney.

Le opinioni di chi ne ha parlato

Francesco Guglieri ha scritto su IL, il magazine del Sole 24 Oreche BoJack Horseman è «una delle cose più belle, profonde e toccanti che vi possa capitare di vedere oggi sulla depressione» e che alcune delle parole che possono sintetizzare i temi della serie sono: «malinconia, rimpianto, indulgente autocommiserazione, dipendenze, narcisismo, disperazione». Guglieri ha però spiegato che BoJack Horseman «è anche una delle cose più divertenti, argute, spiritose e inventive che vi possa capitare di vedere oggi, punto. BoJack Horseman è un Mad Men che fa ridere». Mentre racconta quello che succede al suo protagonista, la serie tv è anche una parodia del mondo di Hollywood.

David Sims ha scritto su The Atlantic che mentre la serie prende in giro il mondo del cinema e della tv, riesce a «rendere sempre più profonda l’angoscia del suo protagonista e costruisce il suo mondo animato e surreale in un modo che riflette sorprendentemente anche il nostro». Sims ha scritto che BoJack Horseman ci ha messo qualche episodio a ingranare: all’inizio (la prima stagione uscì su Netflix nell’agosto 2014) era «troppo stucchevole e piena di cliché» ma è migliorata col tempo e nella terza stagione, «ha sperimentato nuovi e molto bizzarri modi di raccontare la sua storia».

Secondo Sims BoJack Horseman ha anche il merito di essere disegnata benissimo dall’illustratrice Lisa Hanawalt, che ha 33 anni. Sims ha scritto che Hanawalt ha saputo creare un «fantasmagorico paese dei sogni fatto di coloratissimi animali-persone e di infinite gag visuali».

Nella sua recensione della terza stagione della serie Sims ha scritto che BoJack Horseman è «un coloratissimo e bizzarro viaggio sulle montagne russe, diretto verso una collisione contro un muro di mattoni».