Film italiani che hanno trovato fortuna all’estero

di Marco De Luca

Tutti sanno quanto siano diversi i gusti dei vari paesi del mondo: ciò, ovviamente, vale anche per il gusto cinematografico, tanto che spesso dalle caratteristiche di una pellicola si può riconoscere la patria di provenienza. Pensiamo ai toni inconfondibili delle produzioni francesi come quelle di Jean-Pierre Jeunet (Delicatessen, Il favoloso mondo di Amelie), o alla patina spagnoleggiante dei film di Pedro Almodóvar (Tutto su mia madre, Parla con lei); ma è inutile sottolineare che in questo campo (come in molti altri) a dettare legge sono gli Stati Uniti.

La patria dell’industria hollywoodiana è anche la creatrice di un vero e proprio canone: un insieme di caratteristiche che, riviste e rimescolate, vengono riproposte in pressoché tutti i film prodotti e sono poi quelle che, uscendo dalla sala, ci fanno esclamare: “che americanata”.

Questa diversità nel senso estetico delle diverse nazioni è poi il motivo per cui il successo di un film si misura prevalentemente in patria, e molto di rado all’estero (eccetto per quelli americani, che dominano il mercato mondiale). Questo è vero per tutte le produzioni europee: non è grande il numero di pellicole che ogni paese può vantare di aver lanciato al successo internazionale.

E ciò è valido anche, e soprattutto, per l’Italia, la cui industria cinematografica, un tempo estremamente prolifica di prodotti di qualità, oggi sembra priva di fantasia e di ambizione. In effetti, è difficile immaginare chi potrebbe apprezzare i cinepanettoni al di fuori del bel paese.

Il più recente successo italiano degno di nota è ovviamente La grande bellezza, con cui Sorrentino, oltre ad aggiudicarsi l’Oscar al miglior film straniero, ha incassato più di 20 milioni di dollari nel mondo, di cui quasi 3 negli Stati Uniti. Sono esempi di eccellenti risultati anche quelli ottenuti da film come I sognatori di Bertolucci (2,5 milioni negli U.S.A.) o Io non ho paura (1,6 milioni), entrambi del 2003.

Ma ci sono film italiani che hanno vicende particolari, magari perché vengono apprezzati più all’estero che in patria. Giuseppe Tornatore, parlando di Nuovo cinema paradiso, raccontò che all’uscita nelle sale italiane il film ebbe uno scarsissimo successo. Fu grazie alla vittoria dell’Oscar per il miglior film straniero del 1990 che la pellicola si lanciò alla conquista del botteghino, fino a raggiungere la vetta di 12 milioni di dollari; il successo arrivò anche in Italia.

Un esempio più recente e ancora più clamoroso è Io sono l’amore di Luca Guadagnino. Nel 2010, reduce da un flop colossale in Italia, il film viene trascinato a fatica negli Stati Uniti dove, contro ogni aspettativa, in poche settimana diventa un vero e proprio caso cinematografico, incassando in tutto 5 milioni di dollari e ricevendo nomination per i Golden Globes e per gli Oscar.

Ma il successo al box office statunitense è un bene o un male? Forse la fortuna che le pellicole riscontrano all’estero rispecchia la misura con cui si avvicinano al gusto di ogni paese. Se così fosse, però, dovremmo concludere che per fare successo in America serva un’americanata. Invece così non è, come dimostrano i grandi film italiani del passato o, in tempi più recenti, il trionfo indimenticabile di Roberto Benigni con La vita è bella (229 milioni di dollari in tutto il mondo).

Ciò che gli americani e tutti gli altri cittadini del mondo hanno dimostrato di apprezzare del cinema italiano è la sincerità, l’amore per il bello e forse anche l’umorismo grossolano: in una parola, l’italianità.

C’è vita oltre l’Italia, insomma; anche se a raggiungerla sono in pochi, e sempre più di rado. Guardando alla situazione attuale, viene da chiedersi se il cinema italiano riuscirà mai a rinunciare ai successi sporadici e a tornare ai fasti gloriosi di un tempo, ormai, dimenticato.