di Francesco Vitiello

Manchester by the Sea

Introduzione

Si è conclusa da pochi giorni la cerimonia di premiazione degli Oscar del 2017 che ha visto il trionfo di Moonlight come miglior film dell’anno: dopo la comica gaffe avvenuta sul palco per la quasi vittoria di La La Land sulla quale molti hanno ironizzato, la cerimonia ha voluto premiare come miglior protagonista Casey Affleck per la straordinaria interpretazione nel film Manchester by the sea.

Diretto da Kenneth Lonergan (autore di soli 3 film sino al 2016) il film di per sé presenta una sorpresa già al suo interno: a dover vestire i panni del protagonista inizialmente era Matt Damon, quest’ultimo produttore del film stesso  affidato nelle mani dello sceneggiatore Lonergan. Matt Damon è un attore esperto e di certo il film con la sua presenza avrebbe assunto un’altra tonalità, sensazioni diverse: si dia il caso che quest’ultimo abbia voluto cedere la sua parte a Casey Affleck,  fratello dell’attore e regista Ben.

Alcuni aspetti del film

Bisogna fare una premessa con questo genere di film: non è per tutti, o almeno, è per gli amanti del dramma puro che si esaurisce a poco a poco nel corso del film: molte scene spente, fredde, cupe e malinconiche.

Lo sfondo della città di Manchester aiuta a racchiudere in una bolla di cristallo queste sensazioni che vengono taciute dal nostro protagonista Lee (Casey Affleck), mai espresse e tanto meno urlate. Casey Affleck rappresenta il tipico uomo che sopporta e trascina a fatica le proprie sofferenze per vivere, o meglio sopravvivere, in una vita che pare non regalargli nulla di buono se non qualche birra. Dopo un dramma familiare a dir poco sconvolgente, Lee si ritrova a vivere in un monolocale di Boston triste e spento quasi quanto lui: a scuotere ancor di più la sua vita è la morte del fratello malato di cuore il quale affida al nostro protagonista la cura del figlio minore. In questo punto del film cominciano i flashback quasi impercettibili, sibilati e non troppo evidenti.

Parole non dette, sentimenti sussurrati e il più delle volte non manifestati dal nostro protagonista che si presenta come inerte, attaccabrighe e autolesionista nei confronti di tutto e di tutti: nemmeno la presenza del nipote riesce a smuoverlo anzi, quest’ultimo pare essere un’ ulteriore responsabilità cui provvedere perché richiesto dal fratello deceduto. La vicenda della famiglia Chandler, in particolare della famiglia di Lee, rappresenta un punto di non ritorno a cui il nostro protagonista non può far altro che abbandonarsi: anche la musica (l’Adagio in Sol minore di Albinoni) ci fa percepire un passato irrimediabile che ha stravolto il presente e travolgerà il futuro con tutto il suo peso.

Conclusione

Un film drammatico in cui manca la famosa catarsi data dalle lacrime liberatorie, mancano le discussioni vere e sentite dei personaggi che preferiscono tacere e restare ancorati ad una vita “sicura” piuttosto che reagire: tuttavia non manca la barca per un giro nelle acque di Manchester piene di ricordi e di sorrisi che sembrano regalare una momentanea via d’uscita forse mai realmente cercata.