La leggenda del pianista sull’oceano

di Edoardo Certelli

Ci sono film che rimangono nell’immaginario collettivo e segnano la storia solo grazie al personaggio principale dell’opera. E’ il caso de Il Grande Lebowski, di Donnie Darko, de Il Padrino: tutte pellicole accomunate dal fatto di essere dei must, per ragioni tecniche e culturali, ma soprattutto per gli indimenticabili protagonisti che portano l’opera ad un livello superiore, penetrando nella cultura e nella quotidianità della gente comune.

E’ questo il caso di Danny Boodman T. D. Lemon Novecento, personaggio indimenticabile interpretato da Tim Roth ne La Leggenda del Pianista sull’Oceano, regia di Giuseppe Tornatore. Il film narra la storia di un orfanello trovato e cresciuto su una nave da un onesto marinaio. Con degli espedienti quasi fiabeschi si scopre che il bambino ha una speciale predisposizione per il pianoforte, unita ad un’inconfessabile paura della terraferma, che lo spingerà a non scendere mai dalla sua nave.

Tuttavia, la sua fama corre più veloce del transatlantico e, in breve tempo, la voce che un pianista dal talento indescrivibile solchi i mari senza posa da trent’anni si sparge in tutto il mondo, fino a spingere Jelly Roll Morton, il principe del ragtime, a sfidarlo sulla nave in una scena mozzafiato. L’intreccio del film prosegue gradevolmente, con molte scene profonde ed emozionanti, nelle quali il particolarissimo personaggio di Tim Roth ha buon gioco nel toccare le anime degli spettatori con la sua semplicità, figlia di una completa ignoranza del mondo “là fuori”.

E’ il punto di vista di Max, il trombettista della jazz band del transatlantico e unico vero amico di Novecento, a guidare il film: Tornatore si serve di lui e dei vari flashbacks per conferire alla narrazione un’impronta fortemente nostalgica, che fa sentire lo spettatore vicino al povero musicista, che altro non chiede se non di rivedere il disperso amico ancora una volta. Egli è infatti convinto che Novecento si trovi ancora su quella nave che ora è in procinto di essere demolita.

E’ la sua determinazione ad imprimere al film anche un forte messaggio di fratellanza ed amicizia, al quale è impossibile rimanere indifferenti. In un film di questo tipo è ovviamente centrale la gestione della colonna sonora. L’immortale maestro Ennio Morricone si produce in uno dei suoi più geniali quanto sottovalutati lavori: inoltre, la cura maniacale delle esecuzioni dei pezzi originali di J. R. Morton durante la sfida rivela una profonda unità d’intenzioni col regista, unità non così facile da trovare quanto si direbbe.

Tornatore e Morricone sono ormai un duo immortale nella storia del cinema, ma non c’è dubbio che in questo film consegnano ai posteri una delle scene musicali più emozionanti di sempre. Non molti artisti possono dire di aver rappresentato l’amore, ma forse loro due ci sono andati molto, molto vicino. Un pianoforte, una donna bellissima, un lampo negli occhi: silenzio, suona Novecento.

Oltre alla prova sensazionale di Tim Roth, impreziosita dallo stupendo monologo finale, e alla sceneggiatura curatissima di Tornatore e Baricco, non c’è più molto da dire. La Leggenda del Pianista sull’Oceano è un film che fa ridere e sorridere, ma che soprattutto commuove. E che ha qualcosa da insegnare a tutti: qualcosa di scontato, forse, ma spesso le banalità sono le cose più lente da assimilare.