di Pietro Murolo

Esordi 1.2

Lo sfruttamento commerciale del cinematografo e quindi la diffusione organizzata di proiezioni collettive (accompagnati da musica e commenti dal vivo), segue e supera le precedenti esperienze di visione individuale del periodo “precinema” (come nel caso del kinetoscopio) e si diffonde inizialmente come fenomeno ambulante (fiere, eventi, ecc.) per poi stabilirsi in sale adibite a questo scopo (definite negli USA dal 1905 circa, nickelodeons).

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Louis e Auguste Lumière

Il cinematografo è strettamente legato agli altri spettacoli di intrattenimento, come il teatro, ma anche alle più antiche forme di spettacolo popolare (spettacoli di magia, esibizioni circensi, ecc.) e subisce inoltre influenze da altre forme culturali come la fotografia, la letteratura, ecc. con tutta una serie di scambi destinati a crescere negli anni che porteranno il cinema ad ottenere un identità ed un ruolo più definito.

Un processo lungo e complesso che conosce diverse fasi di sviluppo. In particolare la storiografia del cinema attua una netta distinzione tra le primissime rappresentazioni del cinema rispetto alle fasi successive, a partire, più precisamente dalla metà degli anni dieci del secolo scorso.

Noel Burch

Noel Burch

Noel Burch, critico cinematografico statunitense, ad esempio, oppone un Modo di rappresentazione primitivo (MRP), ossia non necessariamente legato a finalità narrative (in vigore nei primi anni del cinematografo), a un modo di rappresentazione istituzionale (MRI), che in pratica lavora sulla costruzione lineare di un percorso narrativo, man mano che questo si impone come obbiettivo primario, organizzando una visione, una continuità su più inquadrature, aprendo la strada ad una istituzionalizzazione della produzione cinematografica ed il suo linguaggio.

Altri studiosi hanno tentato di definire le diverse fasi di sviluppo del cinema e le relative ragioni, ed in particolare, viene fatto riferimento ad una prima fase, in cui dominano le attrazioni mostrative, e una successiva in cui si nota una spinta verso la narrativa.

Il sistema delle attrazioni mostrative

In vigore dal 1895 al 1908 circa, il sistema delle attrazioni mostrative, non solo non mette al centro della rappre-sentazione l’interesse narrativo ma non coincide con l’idea di continuità.

Anche quando nel 1903 circa, si passa dalla rappresentazione unipuntuale, ossia costituita da un unica inquadratura, a quella pluripuntuale, su più inquadrature, si tratta comunque di inquadrature di per se autonome, caratterizzate da riprese fisse e frontali, prive di un montaggio che consentisse la contiguità tra una ripresa e l’altra, che trovano il loro potere attrattivo semplicemente nel mostrare i propri singoli elementi.

Tuttavia è proprio all’interno di questo contesto, che ci sembra così distante dall’idea generale di cinema odierno, che sono state sperimentate quelle figure del linguaggio cinematografico che ne costituiranno le basi espressive.

Un altro aspetto che va considerato è la malleabilità di questi film, che essendo privi di trama potevano essere modificati in post produzione a seconda delle necessità delle produzioni, partecipando in questo modo alla fabbricazione delle vedute. Le vedute infatti erano talvolta commercializzate singolarmente, oppure rimontate in un nuovo ordine o proiettati con commenti o sottofondi musicali.

Per questo tipo di cinema, a contare sono gli effetti di mostrazione, di attrazione, di esibizione della potenzialità del filmabile e del dispositivo stesso, come accade nelle prima produzioni di fine Ottocento.

Un esempio, il film The Kiss (anche noto come The May Irwin – John Rise Kiss, o The May Irwin Kiss) prodotto dalla Edison nel 1896 che vede in primo piano ravvicinato il bacio tra May Irwin e John Rise appunto – remake di una scena già girata dagli attori – che trae il proprio potere attrattivo dall’esibizione, che può essere interpretata in diversi modi, come testimoniano i commenti degli spettatori dell’epoca, che rivelano gli effetti conturbanti del film che risulta essere addirittura osceno per l’ingrandimento di quella scena già “delicata”.

L’oscenità diventa quindi l’elemento spettacolare, ingrandito dall’occhio del cinema che ne aumenta l’audacia.