di Francesco Vitiello

Quante volte ci siamo trovati a ripensare a cosa avremmo potuto fare in questo momento o nell’altro, a cosa sarebbe successo se avessimo scelto diversamente da quanto già fatto in passato?

 

Bene, la realtà di tutti i giorni è così complessa che alle volte una scelta sola potrebbe non bastare: o almeno, occorrerebbe dire che ognuno di noi ha un modo di organizzare la realtà diverso dall’altro, ossia la realtà è molteplice in quanto molteplici sono i sistemi di organizzazione della stessa.

Il regista belga Jaco Van Dormael ha cercato di raccontare attraverso più linee narrative, precisamente tre, la storia di Nemo Nobody (che tradotto significa Nessuno Nessuno): dai 3, ai 15 fino ai 34 anni, la vicenda del nostro protagonista interpretato da un Jared Leto strepitoso ci rappresenta ad una ad una ogni linea narrativa (dunque ogni percorso di vita diverso) determinata da una scelta fondamentale fatta dallo stesso Nemo.

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Precisamente il punto cardine di tutta la sua vita viene fatto coincidere con un evento fondamentale, ossia la separazione definitiva dei genitori stessi di Nemo: il ragazzo sin da piccolo si trova a dover scegliere tra il vivere con la madre in Canada o risiedere in Inghilterra con il padre.

Grazie ad una mescolanza di tecniche registiche diverse tra loro, questa pellicola si annovera tra le migliori della cultura cinematografica postmoderna, sottolineando quanto l’estro registico abbia fatto la sua parte e conferendo al protagonista stesso libertà e una vastità di possibilità.

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La storia cambia infinite volte, tanto quanto le scelte del nostro Nemo e le variabili ad esse correlate: in altre parole una ben determinata scelta può produrre una data conseguenza, questo perchè l’esternalità caratterizza le nostre vite, le nostre scelte; la pellicola si propone di raccontare le diverse vicende del nostro protagonista viste da differenti punti e altrettante prospettive, ognuna delle quali facenti parte della vita stessa di Nemo Nobody.

In un labirinto di realtà differenti tra loro, Nemo si troverà all’età di 118 anni a raccontare la sua storia in modo frammentario ad un giornalista, essendo l’ultimo degli esseri umani rimasto sulla terra: ogni scelta fatta da Nemo determina delle conseguenze diverse, delle vite differenti. Come il percorso che la nostra mente segue nel rimembrare i pensieri, così la trama del film si sviluppa, fino a strutturare un puzzle multidimensionale grazie al quale noi spettatori possiamo divertirci nel decifrare quello che rappresenta un viaggio psichico.

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Il nostro Nemo è ciò che Pirandello avrebbe designato come uno, nessuno e centomila, perché potenzialmente può essere tutti, rischiando allo stesso tempo di non essere nessuno.

Ma il finale è tutto da scoprire, così come il nostro futuro che è lì ad un palmo da noi ma che non possiamo toccare: la pellicola si riavvolge e noi possiamo rivivere e tornare indietro con lo stesso Nemo, ricominciando ad essere dei giovani ragazzi che hanno tutta la strada dinanzi e il coraggio da leoni per poter scegliere e rischiare, dopotutto noi siamo ciò che facciamo.